“GUARDARE LA PAROLA”. L’arte a commento delle letture festive dell’Avvento

///“GUARDARE LA PAROLA”. L’arte a commento delle letture festive dell’Avvento

I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B)

(Isaia 63,16b-17.19b;64,2-7  Salmo 79  1 Corinzi 1,3-9  Marco 13,33-37)

VEGLIATE”

Nel Vangelo che leggiamo in questa prima domenica di Avvento Gesù ripete per ben tre volte l’invito a vegliare, a stare svegli, in attesa. Queste parole sottintendono una visione ben precisa del mondo: il tempo presente è come una lunga notte, la vita che vi conduciamo, per quanto attiva e frenetica, si svolge nel sonno; San Paolo la esplicita quando scrive che “è ormai tempo di svegliarvi dal sonno perché la notte è avanzata e il giorno è vicino” (Romani 13,11-12), intendendo per notte questa vita e per giorno la vita futura. E allora bisogna aprire gli occhi all’attesa del giorno, il giorno in cui viene il Signore; il motivo del  vegliare è infatti l’attesa della venuta del Signore, di cui ci parla anche il profeta Isaia nel testo della prima lettura, di questa domenica, esprimendo in una accorata preghiera il desiderio che il Signore venga, che Signore non tenga conto dei nostri peccati, del nostro stare lontano da lui dato che “nessuno si risvegliava per stringersi a te”, ma venga a salvarci; poiché, come ci ricorda il salmo responsoriale, quando il Signore fa splendere il suo volto su di noi siamo salvi. Egli infatti viene per salvarci, ci viene a visitare per prendersi cura di noi, per proteggerci, per farci rivivere in lui, per farci vivere nella comunione piena con Lui. Stiamo allora con gli occhi aperti per riconoscere tutti momenti e le situazioni in cui il Signore si manifesta nella nostra vita come il Salvatore, come il Liberatore, come Colui che viene a prendersi cura di noi.

L’intervento salvifico del Signore,  è il tema del dipinto oggi collocato nella sala capitolare della chiesa Cattedrale di Ragusa, che raffigura la “Liberazione miracolosa di San Pietro dal carcere.”, narrata negli Atti degli Apostoli. L’episodio è ambientato all’interno di una oscura prigione in cui l’apostolo Pietro è stato rinchiuso per ordine del re Erode ed è tenuto incatenato sotto la stretta sorveglianza di due guardie; durante la notte si presenta un angelo del Signore che illumina di una luce sfolgorante il buio della cella. Avvicinatosi all’Apostolo addormentato lo sveglia e gli comanda di alzarsi in fretta, rivestirsi del mantello, calzare i sandali e seguirlo fuori dal carcere, mentre le due guardie che lo tenevano sotto custodia continuano a dormire nella tenebra della prigione. San Pietro, illuminato dalla luce che emana dall’angelo, che rende vividi i colori della tunica e del mantello in cui è avvolto, ascolta attento le parole dell’angelo e si mostra pronto ad eseguirne il comando alzandosi e seguendolo, dato che anche la grossa catena a cui era legato, miracolosamente, si è aperta, lasciandolo libero.  Il dipinto, attribuito al pittore piemontese Pietro Antonio Milocco (1690-1775), venne acquistato a Roma attorno al 1715, dal barone Mario Leggio, per essere collocato sull’altare maggiore della chiesa dedicata a San Pietro,   ormai non più esistente, che aveva fatto edificare qualche anno prima accanto al suo palazzo.

don Giuseppe Antoci

 

 

2020-11-30T11:37:46+01:00 27 Novembre 2020|