EPIFANIA DEL SIGNORE
“Lo adoreranno tutti i popoli della terra”
(Isaia 60,1-6 Salmo 71 Efesini 3, 2-3a.5-6 Matteo 1,1-12)
Epifania è una parola greca che significa manifestazione, rivelazione del Signore a tutti i popoli.
Dio infatti si è fatto uomo non solo per la salvezza del popolo di Israele ma per la salvezza di tutti i popoli della terra.
L’episodio narrato dal Vangelo di Matteo è quello della visita dei Magi al Bambino di Betlemme
E proprio i Magi, questi misteriosi personaggi che vengono dal lontano oriente, per adorare il bambino che è nato, sono il segno di tutti i popoli della terra per cui si è manifestata la luce della salvezza che è Cristo Gesù.
Di fonte apocrifa è la raffigurazione dei Magi come tre Re, il racconto evangelico infatti non precisa quanti fossero ma, sulla base dei doni che offrono a Gesù: oro, incenso e mirra, il loro numero è stato fissato in tre e così sono stati sempre raffigurati.
Il Vangelo armeno dell’infanzia di Gesù li descrive addirittura come tre fratelli, tutti e tre re, indicandone anche i nomi: Melkon, re dei Persiani, Gaspar, re degli Indi e Balthasar, re degli Arabi che si erano messi in viaggio con un seguito imponente dalle regioni dell’Oriente guidati da una stella che li precedeva.
Il dipinto raffigura la conclusione del lungo viaggio dei Magi che arrivano a Betlemme e lì “videro il bambino con Maria sua madre” (Matteo 2,11)
La scena è ambientata all’interno di un edificio classico in rovina, segno teologico della venuta di Cristo; il vero Dio che soppianta gli antichi culti pagani.
I tre Magi, con vesti sontuose ed attributi regali, con le fattezze di popoli diversi a rappresentare tutta l’umanità, si prostrano in adorazione davanti al Bambino in braccio a sua madre.
In ginocchio, offrono il loro omaggio e i ricchi doni: oro incenso e mirra, contenuti in preziosi vasi decorati.
A terra, ai piedi del Bambino uno dei Magi ha deposto lo scettro e la corona ad indicare la sottomissione al vero re.
La stella che ha guidato i Magi fino a Betlemme proietta un raggio di luce sul bambino indicando che è proprio lui quello che cercavano.
Il dipinto, collocato nella cappella del SS. Sacramento della chiesa di Santa Maria la nova di Chiaramonte Gulfi venne realizzato nella prima metà del secolo XVIII dal chiaramontano Simone Ventura, riproducendo un opera analoga di Carlo Maratta.
Don Giuseppe Antoci